Cleopatra, Cesare e Antonio - Teatro Ambra 12 marzo - Recensione


Carmiana, ancella di Cleopatra, narra la storia di una delle donne più celebri della storia proprio il giorno della sua morte, dopo la sconfitta e la morte per suicidio del suo grande amore Antonio.  Le sue parole rievocano in tono leggero e dettagliato vicende storiche e personali, ricostruite con particolari attinti da fonti ufficiali e da leggende, e coloriti da un’interpretazione brillante e vivace. La conquista di Alessandria da parte di Cesare, il suo incontro con Cleopatra, la loro storia d’amore e il ritorno a Roma, dove la regina d’Egitto viene disprezzata in quanto meretrice, e  poi la morte di Cesare e il grande amore con Antonio, sono visti da un punto di vista distaccato e femminile che sa cogliere sia il valore storico dei fatti che il coinvolgimento emotivo di una donna passionale e vittima della sua stessa capacità di amare. Cleopatra, simbolo da sempre di fascino fatale, subisce la sua stessa virtù ammaliatrice e non diventa mai, per gli uomini amati, unica amante e ragione di vita. Cesare, interpretato con una voce nasale e presupponente, è un orrido, egocentrico egoista e Antonio, la cui voce viene resa con un accento romanesco e un gergo sgrammaticato, è tanto bello quanto rozzo e privo di ogni finezza. La regina, colta e affascinante, da seduttrice si trasforma in vittima sedotta e prima umiliata dalla pretesa di Cesare di condurla a Roma, dove diventa oggetto di disprezzo popolare,  poi abbandonata da Antonio, suicida dopo la sconfitta contro Ottaviano. “La ghirlanda del mondo si è disfatta, la corona d’alloro è appassita e nulla la luna trova di notevole”, la disperazione della Cleopatra di Shakespeare è il monologo finale che segna la disperazione di una donna ricca, potente e affascinante cui viene a mancare la suprema ragione di vita, cioè l’amore viscerale per un uomo che le dimostra di non riporre la sua felicità in lei, ma nel potere e nella vittoria militare venuta meno.
Tanti i personaggi interpretati da Elena Ferrari, autrice oltre che interprete del testo. Esilaranti la sua voce e la sua postura nell’interpretazione di Potino, consigliere Obeso alla corte di Alessandria, e notevoli in comicità e bravura i dialoghi in cui la protagonista cambia tono e voce in maniera sorprendente e naturale. La colonna sonora è la marcia dell’Aida, proposta con ritmi diversi a seconda del momento della narrazione: ora solenne con il trionfo ad Alessandria di Cesare, ora più veloce e ora stonata e distorta in occasione del comportamento di Antonio, inviso a Roma.
Si ride molto, lo spettacolo scorre con leggerezza pur sciorinando pagine di storia e drammi umani, l’attenzione non cala mai e viene calamitata dall’inizio alla fine senza un attimo di cedimento, mentre sul palco sembrano sfilare personaggi emersi dai secoli e fasti rievocati da un trono di legno e da cuscini dorati. Proprio questi pochi elementi di scenografia si prestano, con una felice scelta di regia, a rappresentare eleganze orientali, bagagli al seguito della corte regale o trincee di guerra. Al centro sempre Cleopatra nelle parole di Carmiana:  una donna innamorata con tutto il cuore. 

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