Sangue amore e retorica - 27 giugno - Alessandria - recensione


Il sangue come elemento essenziale della tragedia, liquido vitale che caratterizza l’amore e l’odio, senza il quale nessuna passione può elevarsi al livello del sublime e dell’abisso dell’animo umano.
“Siamo attori ai vostri ordini”, così inizia “Sangue, amore e retorica”. Un imbonitore – attore- capocomico ci svela la vocazione di una compagnia teatrale votata alla rappresentazione della tragedia e, in particolare, dei suoi aspetti più truci e truculenti. Il suo interloquire con il pubblico e con tutti gli attori, che sempre reagiscono in maniera corale, è il trait d’union ironico e noir, ideato dalla regia di Gianluca Ghnò, che lega momenti delle tragedie di Shakespeare. E’ sempre lui, con una tempistica perfetta e un’ottima presenza scenica, ad introdurre ed intervenire alla conclusione di brani di “Romeo e Giulietta”, de “Il mercante di Venezia” , “Otello”, “Macbeth”, “Amleto”. Tra le tragedie spicca anche la commedia “La bisbetica domata”, che, come viene paradossalmente spiegato, nulla ha a che vedere con il sangue, ma almeno compensa il desiderio di violenza con molte colluttazioni (esilaranti grazie alla bravura degli interpreti).
Molto ben recitate le scene shakespeariane più famose, con un livello artistico notevole raggiunto dagli allievi del corso, tenuto dalla compagnia degli Stregatti, per giovani talenti.
Splendido il brano iniziale del dialogo d’amore di Romeo e Giulietta, seguito dalla loro straziante fine. Nessun gesto o nessun sospiro inutile, tutto perfettamente funzionale al finale che sempre travolge con la sua ineluttabilità. Qui appare come unico elemento di scenografia la bara intorno alla quale si consuma il dramma.
Negli altri quadri mancano elementi sulla scena e i protagonisti vi suppliscono con la loro fisicità. Così nel Macbeth gli attori stessi diventano il calderone delle streghe nel quale ribolle una pozione viva e temibile. I movimenti sono corali e i tre demoni vengono trattenuti e manovrati al contempo dagli attori sul palco, che diventano un tutt’uno in una danza folle e perfida. Una bellissima realizzazione di teatro fisico laddove la recitazione e la danza si contaminano al fine di distillare espressione di pura malvagità.
Le passioni violente e la cattiveria, che le infiamma conducendo alla rovina, sono rappresentate in modo crudo ed essenziale, senza orpelli e con una profondità toccante. I gesti sono sempre precisi e spesso si riflettono con la stessa intensità in tutti i personaggi che si trovano sulla scena. Sono particolarmente apprezzabili l’abilità gestuale e la scioltezza di ciò che si coglie come un insieme e che non scade mai in gesti volutamente teatrali o spettacolarmente sadici. La misura tra gesto, parola e originalità di interpretazione è ammirevole e fa la credibilità dello spettacolo.
Ottima la soluzione crudele e ironica della presentazione ad opera di un attore-imbonitore perfido e folle, tanto da uccidere solo per il gusto del sangue. La violenza si fonde, in una narrazione surreale e noir come un film di Tarantino, con lo sconcerto che causa situazioni cruente e ilari al contempo.
“E tutto il resto è silenzio” è l’explicit . Con Amleto e il suo bagno di sangue termina uno spettacolo coerente, ottimamente recitato, dal ritmo perfetto e dalla fusione ammirevole di capolavori senza tempo dei quali viene data una lettura originale e trasversale.
Il teatro San Francesco era colmo e l’attenzione del pubblico è stata tangibile.
Nicoletta Cavanna

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